Il gotico padano. Dialogo con Pupi Avati
Saggistica- Data uscita
- Febbraio 2010
- Copie disponibili
- nessuna
- Pagine
- 248
- Rilegatura
- brossura
- Tempi medi di preparazione prima della spedizione
- 5 giorni
- Venduto da
- Bazaar del Fantastico
bazaar@delosstore.it
- Autore
- Ruggero Adamovit e Claudio Bartolini
- Collana
- Saggi
Le Mani-Microart'S 2010 - Reparto
- Horror. Cinema
- Genere
- Horror, Saggi
«Il cinema che sto facendo si confonde e si intreccia sempre più con la mia vita; ne faccio talmente tanto che ingombra tutta la mia giornata, per cui non so mai se sto girando un film o se sto vivendo. Ecco, per quanto mi riguarda, mi piacerebbe moltissimo morire in questa incertezza: sto morendo davvero o sto recitando una scena in cui muoio?»
Pupi Avati
Cosa lega la tranquilla e solare Emilia-Romagna alle storie cupe e inquientanti messe in scena da Pupi Avati al ritmo cadenzato di ogni decennio?
È lo stesso cineasta a scandire, passo a passo con i contenuti presentati dagli autori, le tappe di un percorso misterioso che si addentra nei meandri del gotico, suo territorio cinematografico di elezione. Un viaggio che prende le mosse dalla fertile mentalità dei contadi emiliani e romagnoli, inesauribili fucine di paure e secolari tramiti di ataviche credenze e superstizioni. Dalle immobili e placide campagne assolate alle acquose propaggini del delta del Po, dagli umidi e ombrosi boschi dell’Appennino fino ai chiassosi lidi della riviera romagnola, il libro segue le linee tracciate dai territori di una regione da sempre sinonimo di serenità, apertura e divertimento, alla ricerca di quella crepa in cui la macchina da presa si inserisce, riportando a galla un terrore antico.
Con La casa dalle finestre che ridono, indiscusso cult movie, Avati inaugura il filone del gotico padano, trasfigurando i propri luoghi d’infanzia fino a renderli fabbriche di terrore, contenitori di ossessioni e raccapriccianti segreti.
Per continuare con le suggestioni che popolano opere di genere come Zeder, L’arcano incantatore e Il nascondiglio, provenienti dal passato prossimo e remoto vissuto in Emilia.
Il dialogo tra gli autori e il regista consente di comprendere a fondo le dinamiche filmiche e
narrative attraverso le quali Pupi Avati costruisce e veicola la paura, con una rara potenza destabilizzatrice che ancora oggi fa tremare il suo pubblico.
Pupi Avati
Cosa lega la tranquilla e solare Emilia-Romagna alle storie cupe e inquientanti messe in scena da Pupi Avati al ritmo cadenzato di ogni decennio?
È lo stesso cineasta a scandire, passo a passo con i contenuti presentati dagli autori, le tappe di un percorso misterioso che si addentra nei meandri del gotico, suo territorio cinematografico di elezione. Un viaggio che prende le mosse dalla fertile mentalità dei contadi emiliani e romagnoli, inesauribili fucine di paure e secolari tramiti di ataviche credenze e superstizioni. Dalle immobili e placide campagne assolate alle acquose propaggini del delta del Po, dagli umidi e ombrosi boschi dell’Appennino fino ai chiassosi lidi della riviera romagnola, il libro segue le linee tracciate dai territori di una regione da sempre sinonimo di serenità, apertura e divertimento, alla ricerca di quella crepa in cui la macchina da presa si inserisce, riportando a galla un terrore antico.
Con La casa dalle finestre che ridono, indiscusso cult movie, Avati inaugura il filone del gotico padano, trasfigurando i propri luoghi d’infanzia fino a renderli fabbriche di terrore, contenitori di ossessioni e raccapriccianti segreti.
Per continuare con le suggestioni che popolano opere di genere come Zeder, L’arcano incantatore e Il nascondiglio, provenienti dal passato prossimo e remoto vissuto in Emilia.
Il dialogo tra gli autori e il regista consente di comprendere a fondo le dinamiche filmiche e
narrative attraverso le quali Pupi Avati costruisce e veicola la paura, con una rara potenza destabilizzatrice che ancora oggi fa tremare il suo pubblico.