Agarttha e la Sfida dei Cinque
Romanzo- Data uscita
- Novembre 2023
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- Autore
- Max Bartoli
- Collana
- La collana di perle n. 2
Giunti & Marzocco 1991 - Genere
- Fantascienza, Fantasy
PRIMA EDIZIONE - RILEGATO con cop, in cartonato pesante - Un gran bel romanzo di fantasy - Presentazione di Alberto Bevilacqua -
C2x- Bartoli ha una felicità di scrittura sorprendente per la sua giovane età; si tratta, infatti, di una felicità che nasce da una padronanza dello stile, che potremmo dire «consumata». La frase va dritta al segno, senza ingenuità palesi, sbavature, aloni di risonanza (non esiste il compiacimento che, per lo più, trascina chi è agli inizi verso la palude retorica). È ovvio che questo dono nativo giovi, in particolar modo, a una narrazione che rientra, con gli opportuni ammodernamenti, nel genere avventuroso. Ma il lettore, intrigato, si può legittimamente attendere di più: ossia che uno stile così netto, anziche limitarsi a una piccola idolatria del fatto e della trama, venga applicato a un altro tipo di avventura, quellà umana, al fine di renderci il ritratto di un tempo (il nostro) e di una generazione ancora inesplorata (quella di Bartoli).
Il tema di questo romanzo per capitoli che nella dicitura risentono dei vecchi cantari cavallereschi, si riassume ne Le meraviglie del possibile. È ancora la fiaba, con la sua metafora della realtà, a suggestionare lo scrittore, quasi il suo sogno adolescente intendesse proteggerlo, conservarlo nel suo bozzolo. Un'eco di antichità classica prende forma con una forte nostalgia dello scavo interiore, anzitutto, ma che per la timidezza di cui abbiamo fatto cenno, per la mancanza di un coraggio drammattco ad esporre l'io, si risolve in un'esplorazione oggettiva. Assistiamo a un transfert. Bartoli si immedesima in personaggi che scavano, per l'appunto, in un mondo remoto dei precordi, facendo venire alla luce figure dotate di poteri demoniaci e con la capacità di mettere in crisi la realtà attuale. Ma per chi riesce a leggere oltre le righe ripeto: affascinanti, incalzanti non è difficile capire che Agarttha è lui, l'autore, per quanto esplorata nel suo sottosuolo, nei suoi graffi ti, e incubi, e fantasie. Forse Bartoli non ha letto Verne né Salgari, tuttavia i due grandi profeti dell'esotico e dell'anticipazione avvenirista sono ben presenti, sebbene immersi nelle ampolle di una fantascienza retrospettiva. Ora, mentre attendiamo lo scrittore su altri versanti magari degli utopisti anglosassoni, da Swift a Butler dobbiamo chiederci quale mai sia la morale, dal momento che tutte le favole hanno una morale. Possiamo rispondere: Bartoli tende a dire, autoprospettandosi, che l'umanità è una sarabanda, una gran scena complicata e faticosa, da girone dantesco, dove la Storia non ha un iter logico, ma un sovrapporsi di tempi, un miscuglio di date ed eventi che si mischiano, per cui è difficile affermare: l'oggì è oggì. I giovani lettori di questa avventura si tranquillizzino. Non li aspetta una rilevazione di concetti e messaggi. Dalla « Scoperta » fino a « Il ritorno di Beth » sarà loro concesso di divertirsi coi personagggi, che mai li fanno affondare nella noia, deviando nell'astruso. Il ruscello della vicenda scorre limpido, sorgivo, e la circostanza che sul fondo si possano intravedere i significati che vanno oltre la letteratura d'evasione, non è che un motivo di ricchezza in più, per chi vuole coglierlo e farlo proprio. Nel Sottosuolo... Bartoli colloca la scoperta dei nuovi mondi che la contemporaneità assegna invece alla scienza dell'atomo, all'astronautica, alla nuova biologia. Questo romanzo, a ben vedere cavalleresco, ci descrive come un cielo rovesciato, dove le galassie e le stelle ignote e lo stesso duello metafisico fra il behe e il male acquistano le forme dei diciotto cavalieri e degli altri personaggi qui trattati con un culto anche e la ritualità del negromante.
E un testo « a cui si prende gusto », e ben si accettano anche le inusitate macchinazioni e terminologie: esse non sono tali da distrarci dalle più antiche aspirazioni del cuore umano, dalle antiche ossessioni e terrori dell'uomo. Bartoli, un negromante che scrive per virtù d'incantesimo. Lo attendiamo alla prova fra i disincanti della nostra realtà. Lo attendiamo con fiducia.
Alberto Bevilaqua
Il tema di questo romanzo per capitoli che nella dicitura risentono dei vecchi cantari cavallereschi, si riassume ne Le meraviglie del possibile. È ancora la fiaba, con la sua metafora della realtà, a suggestionare lo scrittore, quasi il suo sogno adolescente intendesse proteggerlo, conservarlo nel suo bozzolo. Un'eco di antichità classica prende forma con una forte nostalgia dello scavo interiore, anzitutto, ma che per la timidezza di cui abbiamo fatto cenno, per la mancanza di un coraggio drammattco ad esporre l'io, si risolve in un'esplorazione oggettiva. Assistiamo a un transfert. Bartoli si immedesima in personaggi che scavano, per l'appunto, in un mondo remoto dei precordi, facendo venire alla luce figure dotate di poteri demoniaci e con la capacità di mettere in crisi la realtà attuale. Ma per chi riesce a leggere oltre le righe ripeto: affascinanti, incalzanti non è difficile capire che Agarttha è lui, l'autore, per quanto esplorata nel suo sottosuolo, nei suoi graffi ti, e incubi, e fantasie. Forse Bartoli non ha letto Verne né Salgari, tuttavia i due grandi profeti dell'esotico e dell'anticipazione avvenirista sono ben presenti, sebbene immersi nelle ampolle di una fantascienza retrospettiva. Ora, mentre attendiamo lo scrittore su altri versanti magari degli utopisti anglosassoni, da Swift a Butler dobbiamo chiederci quale mai sia la morale, dal momento che tutte le favole hanno una morale. Possiamo rispondere: Bartoli tende a dire, autoprospettandosi, che l'umanità è una sarabanda, una gran scena complicata e faticosa, da girone dantesco, dove la Storia non ha un iter logico, ma un sovrapporsi di tempi, un miscuglio di date ed eventi che si mischiano, per cui è difficile affermare: l'oggì è oggì. I giovani lettori di questa avventura si tranquillizzino. Non li aspetta una rilevazione di concetti e messaggi. Dalla « Scoperta » fino a « Il ritorno di Beth » sarà loro concesso di divertirsi coi personagggi, che mai li fanno affondare nella noia, deviando nell'astruso. Il ruscello della vicenda scorre limpido, sorgivo, e la circostanza che sul fondo si possano intravedere i significati che vanno oltre la letteratura d'evasione, non è che un motivo di ricchezza in più, per chi vuole coglierlo e farlo proprio. Nel Sottosuolo... Bartoli colloca la scoperta dei nuovi mondi che la contemporaneità assegna invece alla scienza dell'atomo, all'astronautica, alla nuova biologia. Questo romanzo, a ben vedere cavalleresco, ci descrive come un cielo rovesciato, dove le galassie e le stelle ignote e lo stesso duello metafisico fra il behe e il male acquistano le forme dei diciotto cavalieri e degli altri personaggi qui trattati con un culto anche e la ritualità del negromante.
E un testo « a cui si prende gusto », e ben si accettano anche le inusitate macchinazioni e terminologie: esse non sono tali da distrarci dalle più antiche aspirazioni del cuore umano, dalle antiche ossessioni e terrori dell'uomo. Bartoli, un negromante che scrive per virtù d'incantesimo. Lo attendiamo alla prova fra i disincanti della nostra realtà. Lo attendiamo con fiducia.
Alberto Bevilaqua