La Grande Avventura - 125 anni del National Geographic
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National Geographic 2012 - Genere
- Saggi, Narrativa
DA IMPROVEARTS:
"La migliore avventura è sempre la prossima”.
Con questa frase John Fahey Jr., presidente della National Geographic presentava la raccolta d’immagini della society per celebrare il 125° anniversario dell’attività.
Il 13 gennaio del 1888, 33 fra i più illustri scienziati, esploratori, naturalisti, cartografi e meteorologi americani si riunirono al Cosmos Club di Washington per fondare la società, con lo scopo di promuovere “la diffusione della cultura geografica”.
A ottobre dello stesso anno uscì il primo saggio firmato NG, dal titolo “La classificazione delle forme geografiche per genesi”.
Dal 1900 la Society cominciò a finanziare le sue spedizioni: la prima fu l’esplorazione del monte St. Elias, in Alaska. Lo stesso anno veniva anche pubblicata la prima fotografia sulla rivista, lo scatto di J.Q. Lovell alla Herald Island, nell’Antartide russa.
Da allora la bandiera azzurra, bruna e verde della società è giunta fino ai luoghi più remoti della terra, raccontandoci le civiltà, le architetture, gli stili di vita, i paesaggi, la flora e la fauna del mondo e documentando molte tra le più entusiasmanti scoperte:
La spedizione di Robert E. Peary al Polo Nord (1909).
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Il ritrovamento di Machu Picchu in Perù da parte della spedizione capitanata da Hiram Bingham (1912).
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Il primo volo (documentato con relative fotografie aeree) sul Polo Sud, di Richard Byrd (1929).
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Fino alla missione che ha portato Emory Kristof, dopo 17 anni di preparazione, 4000 metri sott’acqua per fotografare il relitto del Titanic (1991).
La società dal rettangolo giallo rappresenta una pietra miliare anche nella storia della fotografia, sia per l’ambito tecnico e tecnologico, in cui colleziona molti primati, sia per il valore documentario dei suoi reportage.
Prime fotografie notturne di animali, ottenute con l’uso del flash e di una fototrappola, di George Shiras (1906).
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Prime immagini subacquee, di W.H. Longley e Charles Martin (ottenute con una macchina fotografica rivestita di stagno, trascinando una zattera con mezzo kg di polvere di magnesio esplosiva) (1926).
Negli anni National Geographic ha plasmato la nostra concezione d’intere culture e di luoghi che, probabilmente, pochi di noi avranno la fortuna di visitare di persona, come dimostra questa celebre foto di Steve Mc Curry della ragazza afghana.
Per arrivare a percepirne l’influenza forse può servire sapere che Churchill e Roosevelt utilizzarono cartine geografiche prodotte dalla Society per definire i confini di occupazione della Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, e che sono stati intitolati ai suoi rappresentanti un asteroide, un dinosauro, una scimmia estinta, diverse orchidee, un pesce, e diverse formazioni geografiche (rilievi sottomarini, vette, laghi e fiumi).
Nei suoi racconti la fotografia ha certamente un ruolo di primo piano, e le sue immagini sono caratterizzate da uno stile rassicurante, che accarezza l’occhio con i suoi colori e le sue forme, senza sconvolgerlo mai, per quanto diverso e sconosciuto possa essere il soggetto. Questi caratteri hanno influenzato in modo decisivo la fotografia documentaria e paesaggistica dei nostri tempi. E proseguiranno a farlo anche in futuro, perché la National Geographic vanta un’equipe di 140 tra scienziati ed esploratori che lavorano in 90 paesi del mondo per continuare a raccontarci la storia del nostro pianeta, attraverso gli sguardi delle persone, la ricerca scientifica e l’esplorazione naturalistica, per ricordarci quanto è meravigliosa la Terra, e che dovremmo assolutamente prendercene cura.
Riassumere in maniera esaustiva in 125 fotografie l’epopea della storia del mondo è tutt’altro che facile, ma “La Grande Avventura” rappresenta una celebrazione della Society, un resoconto del lavoro svolto e dei traguardi raggiunti in questo lungo cammino.