Teoria Economica della Democrazia
Saggistica- Data uscita
- Ottobre 2024
- Condizioni
NEAR MINT(copertina come nuova) ma pagine ingiallite e nelle prime 85 pagine diverse righe sono evidenziate in verde e due pagine hanno delle righe sottolineate a matita- Copie disponibili
- solo una copia
- Pagine
- 348
- Venduto da
- BCLibri
bclibri@delosstore.it
- Autore
- Anthony Downs
- Collana
- Collezione di testi e studi - Scienza Politica
Il mulino 1988 - Genere
- Saggi
PRIMA EDIZIONE Luglio 1988 - CARTONATO - Molto raro -( venduto usato a 19€..) Fuori commercio
da TESIONLINE (AUTORE: MARCO CAPPUCCCINI )
Il libro “Una teoria economica della democrazia” disquisisce sul fatto che un’azione politica basata su principi economici e contenente solo attori auto interessati non può spiegare quelle cruciali decisioni politiche prese da uomini che agiscono per il bene comune invece che per il proprio.
Il termine pubblico interesse sovente è usato dai politici, dalle lobby ecc., ma se ne chiedi loro il significato, la risposta sfocia in una serie di luoghi comuni ed argomenti filosofici. Ma esiste un vero significato? E data tutta questa confusione, come mai il termine è così spesso usato?
Pubblico interesse specifica diverse importanti funzioni nella vita sociale.
Per comprenderne appieno le sue funzioni, immaginiamo una società fatta di individui che hanno le stesse preferenze egli stessi punti di vista circa le giuste decisioni nella vita per gli individui e per la società tutta.
Il pubblico interesse in tal caso consisterebbe in tutta quella serie di azioni atte a concretizzare i maggiori benefici per la società tutta. Questa sarà la definizione basa che verrà usata nel libro.
La società, in effetti, potrebbe essere considerata come una unità singola, tuttavia gli individui non hanno tutti le stesse preferenze e gli stessi modi di pensare… Realisticamente la società non può essere vista come una singola entità.
In questo libro si assume che “tutti i cittadini che aderiscono ad un sistema democratico, concordano che la giusta funzione di un governo sia quella di agire per ottenere i migliori benefici per l’intera società, sebbene possano anche essere in disaccordo su quali azioni sia meglio seguire per ogni circostanza”.
Infatti, la visione del pubblico interesse di ogni singolo cittadino è rappresentata da ciò che egli crede sia giusto che il governo porti avanti. Perché in fondo, ogni cittadino differisce dall’altro quando si parla dei fini da perseguire per un governo.
Ognuno ha una serie di “fini corretti” e vede il pubblico interesse in termini di questi fini. Questo spiega perché tutti parlano di pubblico interesse ma pochi concordano su quali politiche esso comprende.
Visto in questa maniera, il concetto di pubblico interesse ha tre specifiche funzioni in una società democratica:
PRIMO, serve come dispositivo per i cittadini per giudicare l’azione del governo e comunicare l’un l’altro i propri giudizi.
SECONDO, poiché il concetto implica che esiste un bene comune per tutti i membri della società, appellarsi al pubblico interesse può servire per eleggere o placare persone che hanno preteso dalla politica governativa di agire contro il loro stesso interesse.
TERZO, il concetto serve come guida ai e per i pubblici officiali che si rapportano con decisioni che riguardano la politica pubblica ma non hanno direttive univoche dall’elettorato o dai loro eventuali superiori su quali decisioni prendere.
di Marco Cappuccini
Da scheda di Santagata, W., L'Indice 1989, n. 2
Il libro di Downs, un importante classico della letteratura economico-politologica, pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1957, è ora anche a disposizione del pubblico non specialista italiano. Downs applica, sulla scia di Joseph Schumpeter, ma con maggiore determinazione e ampiezza di risultati, il paradigma del mercato concorrenziale all'arena politica. Dei postulati dell'economia neoclassica Downs, allievo di Kenneth J. Arrow, riprende soprattutto l'ipotesi del comportamento razionale individuale, da cui ricava una lettura originale dei sistemi di democrazia rappresentativa e la formula in base alla quale i partiti agiscono per massimizzare i loro voti. L'idea è quella di trattare la politica come un mercato concorrenziale, dove i consumatori sono gli elettori-cittadini, che domandano politiche pubbliche, e i produttori sono i politici di professione-partiti, che ne regolano l'offerta. Gli esiti normativi più noti del modello sono due: il primo riguarda i politici che attuano politiche per massimizzare i voti "e non viceversa"; il secondo concerne la tendenza centripeta ("convergenza al centro") dei sistemi istituzionali democratici, che tuttora costituisce uno dei più interessanti tentativi analitici di teoria politica.