Il Ministero della Felicità
Romanzo- Data uscita
- Dicembre 2024
- Condizioni
NUOVO/MINT ma iniziali segni di ingiallimento- Copie disponibili
- solo una copia
- Pagine
- 140
- Venduto da
- BCLibri
bclibri@delosstore.it
- Autore
- Sabino Acquaviva
- Collana
- Scrittori Italiani
Cairo Editore 2011 - Genere
- Fantascienza
L’Italia di un prossimo futuro, forse già un triste presente, vista e descritta da Sabino Acquaviva, uno dei più noti sociologi italiani.
PRIMA EDIZIONE - Bross. con alette
Con il titolo Il Ministero della Felicità è stato pubblicato da Cairo Editore l’ultimo romanzo di Sabino Acquaviva, noto sociologo, professore universitario che ha collaborato a numerose trasmissioni televisive.
Il Ministero della Felicità racconta come nel nostro paese sia ormai dominato dal Partito dei Partiti, che controlla il mondo dell’informazione. La sua casta agisce solo per sete di potere con lotte intestine all’ultimo sangue. Attraverso le stranianti esperienze di un intellettuale "assunto" per dirigere una sezione del Ministero della Felicità, l’autore ci descrive un'Italia che è difficile definire di un prossimo futuro in quanto le avventure del protagonista all’interno dei meandri del Ministero, le sue descrizioni degli uomini del potere e dei loro accoliti sono quanto meno attuali.
La voce narrante è quella di un intellettuale puro, che lavorando all’interno del Ministero vivrà esperienze fuori del comune. Il protagonista è alla ricerca di una donna con la quale ha avuto un'intensa storia d’amore, prima di essere abbandonato. Sa per certo che lei lavora all’interno del Ministero, ma sarà una ricerca vana, come saranno vane le sue richieste di colloquio con gli alti dirigenti al fine di portare a termine progetti ritenuti importanti. Le poche volte che riesce ad avere un appuntamento, scoprirà che l’alto dirigente parla solo di se stesso e della sua importanza.
Il romanzo ricorda l'opera di George Orwell. L'autore descrive molto bene l’allucinato mondo della tv, che conosce profondamente, e forse molte delle persone che incontra, indicate con sole iniziali, sono reali. Anche alcuni aneddoti sono accaduti realmente, come la storia di una ragazza con la chitarra che canta davanti alla porta di un direttore: "Io te l’ho data ma tu non mi dai niente".
La quarta di copertina.
Il Ministero della Felicità: è lì che si manipola il pensiero di milioni di individui. E mentre il Partito dei partiti controlla il mondo dell’informazione, la sua casta si alimenta con un sistema articolato di tangenti. Del resto, in nome della felicità dei cittadini si giustifica ogni cosa.
Un uomo, un intellettuale che ancora crede nel valore della cultura, dirige da poco una sezione del Ministero. Non gli è chiaro chi l’abbia voluto lì, ma ha in mente progetti importanti. E di quelli vorrebbe parlare al Direttore generale. Se solo lui lo ascoltasse... Invece è come se il suo lavoro non interessasse a nessuno, neppure ai «buttafango» che hanno fatto della diffamazione una pratica politica. Lo sa che non è possibile disvelare l’inganno, eppure la sua allucinata ricerca ricomincia ogni giorno: la ricerca di un interlocutore, di un senso, di un amore. L’amore della donna che lo ha abbandonato. Anche lei lavora al Ministero e lui spera di ritrovarla nel labirinto straniante di quegli uffici. Un incontro che, come gli altri, forse non accadrà mai.
In questa parabola di sapore orwelliano, mai tanto dolorosamente attuale, il protagonista rivendica il valore dell’autenticità umana contro la Grande Finzione mediatica. E la sua lotta contro l’espressione sottilmente violenta di una finta democrazia è, in fondo, anche la nostra.
Il Ministero della Felicità racconta come nel nostro paese sia ormai dominato dal Partito dei Partiti, che controlla il mondo dell’informazione. La sua casta agisce solo per sete di potere con lotte intestine all’ultimo sangue. Attraverso le stranianti esperienze di un intellettuale "assunto" per dirigere una sezione del Ministero della Felicità, l’autore ci descrive un'Italia che è difficile definire di un prossimo futuro in quanto le avventure del protagonista all’interno dei meandri del Ministero, le sue descrizioni degli uomini del potere e dei loro accoliti sono quanto meno attuali.
La voce narrante è quella di un intellettuale puro, che lavorando all’interno del Ministero vivrà esperienze fuori del comune. Il protagonista è alla ricerca di una donna con la quale ha avuto un'intensa storia d’amore, prima di essere abbandonato. Sa per certo che lei lavora all’interno del Ministero, ma sarà una ricerca vana, come saranno vane le sue richieste di colloquio con gli alti dirigenti al fine di portare a termine progetti ritenuti importanti. Le poche volte che riesce ad avere un appuntamento, scoprirà che l’alto dirigente parla solo di se stesso e della sua importanza.
Il romanzo ricorda l'opera di George Orwell. L'autore descrive molto bene l’allucinato mondo della tv, che conosce profondamente, e forse molte delle persone che incontra, indicate con sole iniziali, sono reali. Anche alcuni aneddoti sono accaduti realmente, come la storia di una ragazza con la chitarra che canta davanti alla porta di un direttore: "Io te l’ho data ma tu non mi dai niente".
La quarta di copertina.
Il Ministero della Felicità: è lì che si manipola il pensiero di milioni di individui. E mentre il Partito dei partiti controlla il mondo dell’informazione, la sua casta si alimenta con un sistema articolato di tangenti. Del resto, in nome della felicità dei cittadini si giustifica ogni cosa.
Un uomo, un intellettuale che ancora crede nel valore della cultura, dirige da poco una sezione del Ministero. Non gli è chiaro chi l’abbia voluto lì, ma ha in mente progetti importanti. E di quelli vorrebbe parlare al Direttore generale. Se solo lui lo ascoltasse... Invece è come se il suo lavoro non interessasse a nessuno, neppure ai «buttafango» che hanno fatto della diffamazione una pratica politica. Lo sa che non è possibile disvelare l’inganno, eppure la sua allucinata ricerca ricomincia ogni giorno: la ricerca di un interlocutore, di un senso, di un amore. L’amore della donna che lo ha abbandonato. Anche lei lavora al Ministero e lui spera di ritrovarla nel labirinto straniante di quegli uffici. Un incontro che, come gli altri, forse non accadrà mai.
In questa parabola di sapore orwelliano, mai tanto dolorosamente attuale, il protagonista rivendica il valore dell’autenticità umana contro la Grande Finzione mediatica. E la sua lotta contro l’espressione sottilmente violenta di una finta democrazia è, in fondo, anche la nostra.