Le Vele del Tempo ed altri Racconti
Antologia personale- Data uscita
- Giugno 2022
- Condizioni
Rilegatura in ottimo stato. Ingiallimento interno e su copertina. Timbro C.C.S.F prima pagina bianca -- Copie disponibili
- solo una copia
- Venduto da
- BCLibri
bclibri@delosstore.it
- Autore
- Gustavo Gasparini
- Collana
- Editrice Le Voci
Editrice Le Voci 1963 - Genere
- Fantascienza
ANTOLOGIA MAI RISTAMPATA - VOLUME MOLTO RARO - Per titoli V. Scheda completa
Le vele del tempo [e altri racconti] // Gustavo GASPARINI
Prefazione // Giulio RAIOLA
Le vele del tempo // Gustavo GASPARINI
Traditore // Gustavo GASPARINI
Schiavi senza padrone // Gustavo GASPARINI
Vertigine // Gustavo GASPARINI
Il pianeta degli Invisibili // Gustavo GASPARINI
Circolo chiuso // Gustavo GASPARINI
Delitto e castigo // Gustavo GASPARINI
La fabbrica // Gustavo GASPARINI
Ritratto di ignoto // Gustavo GASPARINI
Ritorno // Gustavo GASPARINI
INDICE
GUSTAVO GASPARINI (Venezia, 1930), laureato in lingue e letterature straniere all'Università di Ca' Foscari, inizia la sua attività di scrittore nel 1961, con il racconto Traditore ("Galaxy", n.35). Successivamente, collabora con le riviste "Futuro" e "Folla". Suoi racconti vengono inseriti nelle antologie di "Interplanet". Nel 1963, pubblica la sua prima antologia personale, Le vele del tempo (Ed. Le Voci, Venezia) e, nel 1974, il suo primo romanzo, La donna immortale (Dall'Oglio), storia di un tranquillo agente di cambio, ossessionato da uno spaventoso incubo ricorrente.
L'INIZIO DEL RACCONTO: RITORNO
Penetrare all'interno della cosmonave fu per Ranghor di un'estrema facilità: non incontrò nel suo cammino nessuna barriera psicomagnetica, né criptodinamica e neppure il più elementare sbarramento bioipnotico protettivo.
L'apparato difensivo della nave doveva essere diventato completamente inattivo, pensò Ranghor, e la suo supposizione ebbe più tardi una conferma nello stato di assoluto abbandono in cui egli scoprì trovarsi la stazione mobile del primo livello periferico.
Grazie agli inalterabili congegni automatici di cui l'intera cosmonave era dotata, la stazione continuava regolarmente a spostarsi lungo le sue orbite stabilite, ma nel corso d'un rapido volo di ricognizione Ranghor poté constatare come tutte le sue installazioni di superficie fossero cadute da gran tempo in totale disuso. Gli strumenti non rivelarono la minima traccia di esseri umani, ne di impianti biogenetici efficienti. D'altronde l'equilibrio termochimico degli elementi anacatabolici risultava sensibilmente alterato, col risultato di rendere nell'intera stazione la vita assolutamente impossibile. Ranghor tuffò il suo apparecchio verso il livello seguente, lo sguardo incollato sugli stereoschermi che gli rimandavano in balenanti immagini fuggitive la visione delle smisurate profondità della nave. Aveva spinto la velocità al massimo, spronato da un'ansia improvvisa, impaziente di arrivare al secondo livello; ma una delusione lo attendeva: anche la nuova stazione non era ormai altro che una morta costruzione in rovina, deserta ed inospitale, ostinatamente sospinta dagli impossibili ingranaggi dei meccanismi automatici nella sua solitaria parabola intorno al centro lontanissimo della cosmonave.
Di livello in livello Ronghor continuò la suo rapidissima corsa verso il cuore della nave. Le stazioni si susseguivano le une alle altre, deserte e prive di vita, e Ranghor si sentiva l'animo progressivamente invaso da una sottile inquietudine.
Pareva che l'equipaggio si fosse definitivamente ritirato verso i livelli più interni della nove. Ma esisteva ancora un equipaggio? E se invece tutti i livelli si fossero successivamente rivelati a Ranghor nello stato di morta desolazione in cui egli aveva trovato i primi? Se l'intero equipaggio dell'intero sistema dinamico si fosse in realtà estinto completamente nel corso delle innumerevoli generazioni succedutesi nella nave mentre essa continuava il suo viaggio senza fine attraverso gli spazi?
Rabbrividì di sgomento immaginando la gigantesca cosmonave completamente deserta, muto fantasma roteante in una corsa cieca attraverso le solitarie costellazioni, e le sue mani si strinsero convulsamente sui comandi dell'astroscafo nell'effettuare la manovra di discesa verso il livello successivo.
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Prefazione // Giulio RAIOLA
Le vele del tempo // Gustavo GASPARINI
Traditore // Gustavo GASPARINI
Schiavi senza padrone // Gustavo GASPARINI
Vertigine // Gustavo GASPARINI
Il pianeta degli Invisibili // Gustavo GASPARINI
Circolo chiuso // Gustavo GASPARINI
Delitto e castigo // Gustavo GASPARINI
La fabbrica // Gustavo GASPARINI
Ritratto di ignoto // Gustavo GASPARINI
Ritorno // Gustavo GASPARINI
INDICE
GUSTAVO GASPARINI (Venezia, 1930), laureato in lingue e letterature straniere all'Università di Ca' Foscari, inizia la sua attività di scrittore nel 1961, con il racconto Traditore ("Galaxy", n.35). Successivamente, collabora con le riviste "Futuro" e "Folla". Suoi racconti vengono inseriti nelle antologie di "Interplanet". Nel 1963, pubblica la sua prima antologia personale, Le vele del tempo (Ed. Le Voci, Venezia) e, nel 1974, il suo primo romanzo, La donna immortale (Dall'Oglio), storia di un tranquillo agente di cambio, ossessionato da uno spaventoso incubo ricorrente.
L'INIZIO DEL RACCONTO: RITORNO
Penetrare all'interno della cosmonave fu per Ranghor di un'estrema facilità: non incontrò nel suo cammino nessuna barriera psicomagnetica, né criptodinamica e neppure il più elementare sbarramento bioipnotico protettivo.
L'apparato difensivo della nave doveva essere diventato completamente inattivo, pensò Ranghor, e la suo supposizione ebbe più tardi una conferma nello stato di assoluto abbandono in cui egli scoprì trovarsi la stazione mobile del primo livello periferico.
Grazie agli inalterabili congegni automatici di cui l'intera cosmonave era dotata, la stazione continuava regolarmente a spostarsi lungo le sue orbite stabilite, ma nel corso d'un rapido volo di ricognizione Ranghor poté constatare come tutte le sue installazioni di superficie fossero cadute da gran tempo in totale disuso. Gli strumenti non rivelarono la minima traccia di esseri umani, ne di impianti biogenetici efficienti. D'altronde l'equilibrio termochimico degli elementi anacatabolici risultava sensibilmente alterato, col risultato di rendere nell'intera stazione la vita assolutamente impossibile. Ranghor tuffò il suo apparecchio verso il livello seguente, lo sguardo incollato sugli stereoschermi che gli rimandavano in balenanti immagini fuggitive la visione delle smisurate profondità della nave. Aveva spinto la velocità al massimo, spronato da un'ansia improvvisa, impaziente di arrivare al secondo livello; ma una delusione lo attendeva: anche la nuova stazione non era ormai altro che una morta costruzione in rovina, deserta ed inospitale, ostinatamente sospinta dagli impossibili ingranaggi dei meccanismi automatici nella sua solitaria parabola intorno al centro lontanissimo della cosmonave.
Di livello in livello Ronghor continuò la suo rapidissima corsa verso il cuore della nave. Le stazioni si susseguivano le une alle altre, deserte e prive di vita, e Ranghor si sentiva l'animo progressivamente invaso da una sottile inquietudine.
Pareva che l'equipaggio si fosse definitivamente ritirato verso i livelli più interni della nove. Ma esisteva ancora un equipaggio? E se invece tutti i livelli si fossero successivamente rivelati a Ranghor nello stato di morta desolazione in cui egli aveva trovato i primi? Se l'intero equipaggio dell'intero sistema dinamico si fosse in realtà estinto completamente nel corso delle innumerevoli generazioni succedutesi nella nave mentre essa continuava il suo viaggio senza fine attraverso gli spazi?
Rabbrividì di sgomento immaginando la gigantesca cosmonave completamente deserta, muto fantasma roteante in una corsa cieca attraverso le solitarie costellazioni, e le sue mani si strinsero convulsamente sui comandi dell'astroscafo nell'effettuare la manovra di discesa verso il livello successivo.
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