Un Gran bel Viaggio
Romanzo- Data uscita
- Giugno 2022
- Condizioni
Volume in buonissimo stato solo Tre piccoli timbri "omaggio" all'interno della quarta di copertina- Copie disponibili
- solo una copia
- Venduto da
- BCLibri
bclibri@delosstore.it
- Autore
- Enrico Emanuelli
- Collana
- I Narratori di Feltrinelli n. 108
Feltrinelli 1967 - Genere
- Fantascienza, Fantasy
PRIMA E UNICA EDIZIONE - CARTONATO
Si è tentati, presentando questo nuovo romanzo, il sesto, di Enrico Emanuelli, di dire che tutto è in certo modo già detto quando, a p. 7, la "pagina delle (stupende) citazioni," da H. Marcuse, da Landolfi, l'autore lo definisce "un esorcismo, privato e pubblico," compiuto dopo la stesura di un centinaio di pagine di un altro libro, un esorcismo volto, parrebbe, nel mondo dell'inumanità perfettamente organizzata, della totale amministrazione, a evitare l'estinzione della "scrittura."
Risulta allora del tutto naturale che, avendo di mira questo mondo, e insieme proponendosi di verificare la scrittura, Vesorcismo si compia
nella forma della satira, di quel genere letterario, cioè, che si è sempre
presentato come una vera e propria strategia del linguaggio nei confronti di un certo mondo, un giuoco della libertà, un gesto di "dissimilazione," che si attua tramite /'apparente identificazione linguistica con l'obiettivo.
Da Menippo a Voltaire questa sorridente, lieta strategia ha sempre funzionato.
Ed ecco allora Emanuelli adottare un linguaggio neutro, spoglio di ogni
metafora, intriso di veleni sottili, in cui l'aggettivazione, non si sa
bene se leziosa o sadica, appare come uno snobismo residuo del
parlar burocratico, un linguaggio che dissimula ogni psicologia e che,
mentre si annette il teatro, elimina ogni dialogo, e si fa asciutto
fino a caricarsi al massimo di significazioni, un linguaggio che
alla fine diverte e insieme risulta minaccioso, forse premonitore.
Il viaggio a Cavalcas dell'anonimo Grand'Amministratore,
a sua volta completamente amministrato ed eterodiretto, si risolve in
una serie di ordini di servizio il più perfettamente
e malvagiamente possibile neutri, stereotipati — e forse il lettore
sarà indotto a prestar fede a quanto è affermato da Enema
all'inizio del suo "atto unico": che, "stando fermi, si conoscono cose sconosciute a chi viaggia."Cosi la satira assolve i suoi compiti, di divertimento e di lezione,
e qui cade opportuno citare la "lezione" che di questo libro-esorcismo
ha dato, sottolineando la rarità della vena satirica nelle nostre lettere,
Eugenio Montale: "... forse il personaggio inventato da Emanuelli
è qualcosa di più che una spiritosa invenzione: è il caso-limite
di una situazione che è di noi tutti, in tutti i casi della nostra vita.
L'età in cui viviamo, quella dei facili viaggi e delle quasi illimitate libertà di cui dispongono i nostri loisirs, è anche quella delle peggiori schiavitù e del più pesante spirito gregario. Anche a noi è affidata
una missione che non conosciamo e neppure vogliamo conoscere
perché è superiore alle nostre forze..."
Risulta allora del tutto naturale che, avendo di mira questo mondo, e insieme proponendosi di verificare la scrittura, Vesorcismo si compia
nella forma della satira, di quel genere letterario, cioè, che si è sempre
presentato come una vera e propria strategia del linguaggio nei confronti di un certo mondo, un giuoco della libertà, un gesto di "dissimilazione," che si attua tramite /'apparente identificazione linguistica con l'obiettivo.
Da Menippo a Voltaire questa sorridente, lieta strategia ha sempre funzionato.
Ed ecco allora Emanuelli adottare un linguaggio neutro, spoglio di ogni
metafora, intriso di veleni sottili, in cui l'aggettivazione, non si sa
bene se leziosa o sadica, appare come uno snobismo residuo del
parlar burocratico, un linguaggio che dissimula ogni psicologia e che,
mentre si annette il teatro, elimina ogni dialogo, e si fa asciutto
fino a caricarsi al massimo di significazioni, un linguaggio che
alla fine diverte e insieme risulta minaccioso, forse premonitore.
Il viaggio a Cavalcas dell'anonimo Grand'Amministratore,
a sua volta completamente amministrato ed eterodiretto, si risolve in
una serie di ordini di servizio il più perfettamente
e malvagiamente possibile neutri, stereotipati — e forse il lettore
sarà indotto a prestar fede a quanto è affermato da Enema
all'inizio del suo "atto unico": che, "stando fermi, si conoscono cose sconosciute a chi viaggia."Cosi la satira assolve i suoi compiti, di divertimento e di lezione,
e qui cade opportuno citare la "lezione" che di questo libro-esorcismo
ha dato, sottolineando la rarità della vena satirica nelle nostre lettere,
Eugenio Montale: "... forse il personaggio inventato da Emanuelli
è qualcosa di più che una spiritosa invenzione: è il caso-limite
di una situazione che è di noi tutti, in tutti i casi della nostra vita.
L'età in cui viviamo, quella dei facili viaggi e delle quasi illimitate libertà di cui dispongono i nostri loisirs, è anche quella delle peggiori schiavitù e del più pesante spirito gregario. Anche a noi è affidata
una missione che non conosciamo e neppure vogliamo conoscere
perché è superiore alle nostre forze..."