Il Progetto
Romanzo- Data uscita
- Aprile 2024
- Condizioni
E' NEAR MINT ma presenta un lieve ingiallimento della copertina vicino al dorso lievemente scurito- Copie disponibili
- solo una copia
- Venduto da
- BCLibri
bclibri@delosstore.it
- Autore
- Ivo Prandin
- Collana
- Narrativa
Vallecchi 1980 - Genere
- Fantascienza
PRIMA E UNICA EDIZIONE - Brossura - Copertina rigida
Il progetto è il secondo romanzo di Ivo Prandin. Il primo, apparso due anni or sono, s'intitolava Quando cadde quella cosa. Quella cosa era un dirigibile che, alla vigilia della prima guerra mondiale, piombava — meteora funesta — in un angolo sonnacchioso della provincia veneta. Il progetto è, in linea col libro precedente, un'ulteriore verifica della funzione della campagna nella storia contemporanea. Ma si tratta, appunto, di un'area sociale che se non è riuscita a inserirsi nel gioco della nuova industria, ha tuttavia perduto il contatto col mondo contadino: una campagna, dunque, che non produrrà soldati per il Carso, ma reclute per un'avventura di nuovo tipo, quella di chi vuol fondare, sui rottami di questa Italia in liquidazione, un ordine duraturo.
Il progetto è la cronaca di una chimera, di una frustrazione collettiva, è un capitolo di storia non accaduta; e tuttavia l'impressione di essere coinvolti in una realtà, che non sia solo alternativa o immaginaria, è fortissima. Infatti, come nell'altro libro, anche qui Prandin sa far vivere la sua campagna, ne sa ascoltare il polso segreto e ce la rappresenta in un'intensità di scrittura — sempre al limite della deformazione — che è il segno medesimo della sua eccezionale vocazione, e anche della sua volontà di capire come mai da una natura apparentemente intatta questi ragazzi orfani muovano all'attacco della storia. Ma lasciamo la parola a questo libro d'insolita e angosciosa attualità: « lo non sono una spia! Tutto quello che dirò, doveva essere detto, lo sono lo strumento di una forza che mi usa per esprimersi ». (Luigi Baldacci)
Il progetto è la cronaca di una chimera, di una frustrazione collettiva, è un capitolo di storia non accaduta; e tuttavia l'impressione di essere coinvolti in una realtà, che non sia solo alternativa o immaginaria, è fortissima. Infatti, come nell'altro libro, anche qui Prandin sa far vivere la sua campagna, ne sa ascoltare il polso segreto e ce la rappresenta in un'intensità di scrittura — sempre al limite della deformazione — che è il segno medesimo della sua eccezionale vocazione, e anche della sua volontà di capire come mai da una natura apparentemente intatta questi ragazzi orfani muovano all'attacco della storia. Ma lasciamo la parola a questo libro d'insolita e angosciosa attualità: « lo non sono una spia! Tutto quello che dirò, doveva essere detto, lo sono lo strumento di una forza che mi usa per esprimersi ». (Luigi Baldacci)